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Castello Belvedere

Il Castello Belvedere di Fiumedinisi, gioiello medievale situato tra i maestosi Peloritani sud-orientali a un'altitudine di circa 750 metri sul livello del mare, rappresenta una meraviglia architettonica e un'autentica finestra sulla storia e la bellezza paesaggistica della Sicilia orientale. Affacciandosi sulla Valle del Nisi e sul Mar Ionio, questo castello è una testimonianza vivente di epoche passate, con le sue rovine che emanano un'atmosfera di solenne grandezza.

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La storia

Nonostante la mancanza di documentazione precisa sulla sua fondazione, le tracce storiche iniziano a emergere nel settembre del 1197, quando Enrico VI, padre di Federico II, trova la sua tragica fine a Fiumedinisi. Nel corso dei secoli successivi, il castello vive diverse fasi, con menzioni nel 1271 come casale e nel 1296 come feudo di Ruggero de Vallone da Messina. Nel 1354, casale e castello vengono conquistati da Giovanni Saccamo e successivamente riconquistati dal conte di Aidone.

Un capitolo significativo della storia del castello si apre nel 1357 quando Re Federico IV concede Fiumedinisi, il casale e la fortezza, insieme a Limina, a Giovanni Mangiavacca, nominandolo capitano e castellano di Francavilla. Questo periodo di concessioni e assegnazioni continua attraverso una serie di passaggi di consegne, culminando nel 1392 quando Tommaso Romano Colonna riceve l'abitato dal re Martino e dalla regina Maria. La dinastia Colonna Romano manterrà il controllo di Fiumedinisi ed il castello fino all'abolizione del feudalesimo.

Nel 1495, il Bembo ricorda il castello con il toponimo di "Niso", descrivendolo come una fortezza su una rupe a strapiombo, visibile da ogni punto ai viaggiatori. Tuttavia, le testimonianze sulle gallerie che collegavano la fortezza alle miniere circostanti, sebbene presenti in documenti tardivi, mancano di conferme materiali.

La struttura

Il Castello Belvedere, eretto sulla sommità di una rocca denominata "Belvedere", gode di un'eccezionale posizione strategica. Dalla vetta, la vista spazia per miglia, consentendo il controllo costante del mare e della costa. La struttura, con una pianta poligonale irregolare, rivela dettagli architettonici sorprendenti.

All'interno del castello, il lato meridionale presenta creste murarie che delineano pareti divisorie di ambienti interni, mentre la porzione settentrionale si conserva meglio, con gli imponenti resti del mastio nell'angolo nord-orientale e l'ingresso principale a nord-ovest. Una cisterna di grandi dimensioni, profonda circa 5 metri, si trova nel lato meridionale, mentre la cinta muraria conserva tracce dei camminamenti di ronda.

La sommità della rocca offre una conformazione geomorfologica irregolare, con caverne di medie e piccole dimensioni ancora parzialmente inesplorate. Il massiccio roccioso scende bruscamente verso est, formando una piattaforma separata con un dislivello di circa 100 metri. Questa piattaforma, chiamata Castellaccio, è isolata dai lati orientale e meridionale da pareti a strapiombo. Un sentiero da nord consente l'accesso evitando il Belvedere ad ovest.

Nonostante il nome Castellaccio, non è stata trovata alcuna relazione tra il toponimo e l'area circostante. C'è il sospetto che questa piattaforma rocciosa ai piedi del castello, in epoche molto antiche, potesse ospitare l'antico abitato greco indigeno di Fiumedinisi, con l'acropoli che probabilmente occupava l'area ora occupata dalla maestosa fortezza.

Esplorare il Castello Belvedere di Fiumedinisi significa immergersi in una ricca storia e godere di panorami mozzafiato sulla suggestiva Sicilia orientale.

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Palazzo della Zecca

Fiumedinisi, immerso in una storia millenaria che affonda le radici nell'antichità, ha costantemente attirato l'interesse delle dominazioni straniere in Sicilia, grazie al suo patrimonio minerario. Il fiume della sua valle, denominato Chrisorhoas dai Greci, è stato storicamente celebre per le sue ricchezze minerarie, in particolare per le tracce d'oro trovate tra le sue rive. L'oro estratto dal torrente montano ha avuto varie destinazioni, dall'uso nella coniazione di monete alla creazione di utensili domestici e gioielli di alta qualità, spesso commissionati dalle famiglie patrizie della Sicilia.

La storia del complesso minerario

Fin dai tempi dei Calcidesi, le prime estrazioni minerarie hanno caratterizzato la regione, contribuendo a forgiarne l'identità storica. Durante il periodo arabo, particolare attenzione fu dedicata alle miniere di ferro, mentre Re Ruggero II si focalizzò su vetriolo, allume e oro, utilizzando quest'ultimo per adornare i capitelli del duomo di Messina.

Nel XV secolo, in seguito a periodi di turbolenze interne, re Martino mostrò un vivo interesse per il complesso metallurgico di Fiumedinisi. Nel 1402 concesse l’autorizzazione a Berto Billone, Filippo di Orzano e Andrea Carlino di poter ricercare e sfruttare minerali di argento, rame, ferro, zolfo, allume e polvere di gamillu (salnitro). L’anno successivo la licenza venne concessa al mercante veneziano Disiato di Brolo. In quest'epoca, una ferriera operante nella zona alta del territorio contribuiva in modo significativo alla produzione di chiodi speciali destinati ai cantieri navali di Messina. Successivamente, la ferriera fu spostata a valle in contrada Giallinello. Il nuovo impianto ebbe una produzione esclusiva di armi di ferro e palle d’artiglieria e si avvalse di un acquedotto, che prendeva le acque da un vicino mulino, che per mezzo di una ruota idrica situata in mezzo alla ferriera, permetteva il funzionamento della stessa. Per la costruzione della ferriera ci si avvalse di maestranze bergamasche, calabresi e milanesi.

La tradizione vuole, confortata da esplorazioni successive, un’antica miniera aurifera in contrada Caloro, nella quale persero la vita trenta soldati-minatori e il direttore dei lavori di origine spagnola, travolti da una frana che seppellì definitivamente la cava.

La costruzione del palazzo

Nel 1669, l'intensificarsi delle ricerche e delle estrazioni minerarie portò alla costruzione del maestoso Palazzo della Zecca, un imponente edificio governativo situato nel cuore del centro abitato. Secondo la tradizione, la Zecca fu attiva durante la rivolta antispagnola del 1674-78, fungendo temporaneamente da sostituto alla Zecca Reale di Messina. Nel 1726, l'imperatore Carlo VI d'Austria rilanciò lo sfruttamento minerario, inaugurando una nuova fonderia nella contrada Ruppone. Nel 1734, estrasse una notevole quantità di argento, utilizzato per la coniazione di monete. L'attività estrattiva continuò sotto il regno di Carlo III di Borbone, perdurando fino agli anni '60 del XX secolo, quando giunse alla fine a causa dell'incremento dei costi di manodopera e trasporti.

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Cosa resta oggi

Il Palazzo della Zecca, simbolo di potere e importanza nel periodo di massima fioritura del distretto, fu successivamente frazionato e venduto come residenze private nel XIX secolo. Tuttavia, la sua parte principale è stata salvaguardata grazie all'acquisizione da parte del comune di Fiumedinisi, seguita da un recente processo di restauro. Questo monumento rappresenta un imprescindibile patrimonio storico e culturale per la comunità locale, testimoniando non solo il passato glorioso del distretto ma anche la sua cruciale rilevanza nel contesto minerario della Sicilia. La ricca storia di Fiumedinisi si manifesta attraverso le testimonianze tangibili del suo passato, confermando la sua posizione di rilievo nella storia dell'isola.

Chiesa Madre

Il Santuario Maria SS. Annunziata, comunemente conosciuto come Chiesa Madre di Fiumedinisi, è un autentico gioiello storico e religioso situato nel cuore di questo affascinante paese siciliano. La sua storia affonda le radici nel XII secolo, rendendola una delle costruzioni più antiche e rappresentative della zona. I dettagli provenienti da un manoscritto del 1594 rivelano che la chiesa, in passato, era gestita da un nutrito gruppo di religiosi, compresi sacerdoti, diaconi, suddiaconi ed ecclesiastici di ordine minore, che sovraintendevano anche molte altre piccole chiese sparse nel territorio circostante.

La Chiesa, nel corso del XV secolo, ha subito notevoli ampliamenti, seguiti nei secoli successivi da rifiniture e arricchimenti artistici di grande valore. Questo luogo sacro è stato al centro di importanti eventi storici e celebrazioni religiose che ne hanno plasmato l'identità nel corso dei secoli.

L'edificio sacro, dedicato originariamente alla Beata Vergine della Purificazione, conosciuta anche come La Candelora, è diventato nel tempo il fulcro delle attività religiose della comunità. Nel 1635, venne eretto il maestoso campanile sul lato sinistro della chiesa, contribuendo a definire il profilo architettonico dell'intero complesso.

Tuttavia, la storia della Chiesa Maria SS. Annunziata non è priva di momenti difficili. Durante l'assedio messinese nell'ottobre del 1676, il monumento subì gravi danni, ma la sua resistenza divenne un simbolo di forza e resilienza. Ancora una volta, nel 1908, la chiesa fu colpita da un incendio accidentale, distruggendo molte delle opere d'arte al suo interno. Dopo un meticoloso processo di restauro, nel 1976 la Chiesa ottenne il riconoscimento di Santuario Diocesano.

La struttura

L'interno della Chiesa è uno spettacolo di bellezza, con tre navate delimitate da colonne imponenti e un transetto che ospita altari magnifici. Oltre all'altare maggiore, le navate laterali sono arricchite da altari minori, ciascuno ornato da quadri e statue di notevole valore artistico e religioso.

La facciata della chiesa porta ancora i segni della gratitudine del Re Carlo II, ultimo Asburgo di Spagna, nei confronti della comunità locale per la loro fedeltà dimostrata durante la rivoluzione antispagnola del 1674-78. Una lapide commemorativa rimane a ricordare questo importante episodio storico.

Ai lati del tetto, ci sono 28 "mascheroni" scolpiti in pietra, creature simili a mostri che servono a esorcizzare e proteggere il luogo sacro. Questi dettagli architettonici, oltre a svolgere una funzione simbolica, trasmettono un messaggio di avvertimento: gli spiriti maligni possono solo minacciare il santuario esternamente, ma non possono penetrare al suo interno.

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La festa patronale

La festa patronale del 25 marzo è un evento annuale di grande rilevanza, caratterizzato da processioni coinvolgenti che vedono la partecipazione attiva della comunità. Il 24 marzo, la vigilia della festa, è segnato dai Viaggi, una processione di fedeli in ginocchio che si snoda tra la chiesa di San Pietro e quella dell'Annunziata, un'antica tradizione che aggiunge fascino e devozione alla celebrazione.

La festa della Vara

Un altro evento di notevole importanza è la festa della Vara, istituita nel XVI secolo durante la dominazione spagnola. Simile a quella messinese, questa festa si svolge mediamente ogni cinque anni nella seconda domenica di agosto. La sua peculiarità risiede nella processione unica di una Vara, un carro votivo in legno e ferro risalente al Seicento, dedicato all'Annunciazione del Signore. Circa 150 devoti portatori, vestiti di bianco, sollevano la Vara e percorrono la strada Vara, creando uno spettacolo suggestivo. Tre bambini, scelti tra i paesani, impersonificano il Padre Eterno, la Madonna e l'Arcangelo Gabriele. L'evento coinvolge l'intera comunità e attira visitatori da tutto il mondo, contribuendo a mantenere viva la tradizione e a consolidare l'identità culturale di Fiumedinisi.

Il Santuario oggi

L'importanza storica, artistica e religiosa del Santuario Maria SS. Annunziata rende Fiumedinisi una destinazione unica. Questo patrimonio culturale può svolgere un ruolo chiave nel promuovere il turismo religioso, attrarre visitatori interessati alla storia e alla cultura, nonché preservare e valorizzare le ricchezze del territorio. In una prospettiva futura, il turismo può diventare un motore di sviluppo sostenibile per la comunità locale. Incoraggiare e sostenere iniziative volte a promuovere le risorse culturali e naturali di Fiumedinisi può contribuire non solo alla crescita economica, ma anche a preservare e tramandare l'eredità unica di questo affascinante ed inedito angolo di Sicilia.

In conclusione, il Santuario Maria SS. Annunziata non è solo un luogo di culto, ma anche un simbolo della storia, della fede e della ricchezza culturale di Fiumedinisi. La comunità ha il potenziale per condividere queste ricchezze con il mondo, aprendo le porte a una nuova era di scoperta e apprezzamento per questa destinazione straordinaria.

Chiesa di San Pietro

La Chiesa di San Pietro, una parrocchia autonoma fino al XIX secolo, rivaleggia con la prestigiosa Chiesa Madre e vanta un'affascinante storia che si snoda attraverso i secoli. Fondata nel lontano 1308, sotto la guida del cappellano greco Berardo, come testimoniano antichi manoscritti conservati in Vaticano, la chiesa ha radici profonde nella storia locale.

Nel 1594, un parroco, tre chierici e due sacerdoti presiedevano alla gestione della chiesa, che all'epoca sfoggiava una decorazione sontuosa. Il suo attuale splendore architettonico è frutto di un processo di ricostruzione avviato nel XVI secolo, quando l'edificio fu ampliato su una preesistente chiesetta del XII secolo. L'inizio della costruzione di San Pietro si fa risalire al 1580, e le strutture portanti furono ultimate nel 1597. Nel corso del XVII secolo, l'interno fu arricchito e rifinito, conferendo all'edificio un'aura di grandiosità e spiritualità.

Nel 1710, la chiesa acquisì ulteriore prestigio con l'aggiunta di una torre adiacente, ora divenuta campanile, mentre nel 1724 i prospetti furono abbelliti e nel 1791 la facciata centrale venne restaurata dopo danni causati da calamità naturali. Il suo esterno testimonia un evolversi dell'architettura, passando dalle esuberanze decorative barocche a una sobria linearità, mentre l'interno, curato con attenzione particolare, si presenta con tre maestose navate sostenute da colonne marmoree monolitiche.

Il patrimonio artistico

Il patrimonio artistico della Chiesa di San Pietro è degno di nota, con tredici altari ornati da tarsie marmoree, statue e tele di pregevole fattura. Tra le opere d'arte, spicca il dipinto "La Natività", attribuito a una scuola caravaggesca del XVI secolo. L'altare della Natività, eretto nel 1718 con tarsie di marmo pregiato, potrebbe aver ricevuto la tela da un discendente della nobile famiglia Romano Colonna.

Ulteriori capolavori artistici arricchiscono gli interni, tra cui l'altare maggiore in alabastro con bassorilievo raffigurante il martirio di San Pietro e la statua marmorea del Santo risalente al XVIII secolo. L'altare del SS. Sacramento, con la sua ricchezza di particolari e vivacità dei colori, l'altare di Sant'Antonio da Padova, una croce in legno ed argento e una sedia dorata del XVIII secolo, completano il patrimonio artistico della chiesa.

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Il campanile

Il campanile della Chiesa di San Pietro, originariamente una torre d'avvistamento costruita su un costone roccioso nell'XI secolo, assume un ruolo strategico nel controllo della vallata. Collegato visualmente al Castello Belvedere, serviva come punto chiave per la sicurezza contro possibili attacchi. Tuttavia, nel XVI secolo, con la costruzione della nuova chiesa, il campanile cambiò destinazione d'uso, diventando il palazzo del Magistrato o del Governatore. Nel 1710, dopo il completamento dei lavori di restauro e ampliamento della chiesa, la torre fu integrata come campanile, preservando il suo stile arabo-normanno con feritoie, cornicioni e una collocazione centrale nel cuore del centro cittadino.

Nonostante le molteplici trasformazioni nel corso del tempo, il campanile si erge come uno dei monumenti più antichi e affascinanti del centro urbano, testimoniando l'evoluzione storica e architettonica di questa chiesa, che resta dunque, un gioiello intriso di storia e arte che affascina i visitatori con la sua maestosità e la sua ricca eredità culturale.

Altre Chiese

A Fiumedinisi, la pratica della fede cattolica ha radici nel XII secolo, come attestato da una bolla di Papa Celestino III custodita nel Duomo di Messina dal 1196. La Curia, titolare di terre e proprietà, ottenne una significativa rendita, evidenziando l'interesse diretto del Pontefice nell'assegnarle all'arcivescovo di Messina. Questo può essere interpretato come un tentativo di sottrarre a Fiumedinisi, di grande valore per la corte svevo-normanna, le rendite ecclesiastiche.

I monaci basiliani hanno contribuito alla diffusione del cattolicesimo a Fiumedinisi, originariamente con rito greco, ma la latinizzazione ha gradualmente ridotto il numero di ecclesiastici di tale culto. Nel 1349, il rito greco scomparve in alcune parti della Sicilia, ma persistette nelle diocesi di Messina per alcuni secoli.

Un registro cassa, denominato "giuliana” e custodito presso l'Archivio di Stato di Messina, contiene le entrate e le uscite e fornisce dettagli sull'amministrazione della chiesa, attestando la sua importanza per la comunità.

Nel corso dei secoli, numerose chiese furono costruite a Fiumedinisi, manifestando la profonda devozione della comunità. Indichiamo di seguito solo quelle visitabili, poiché alcune di esse si trovano in proprietà private o purtroppo non hanno resistito al passare degli anni e allo scorrere inesorabile del tempo.

Madonna delle Grazie

La Chiesa della Madonna delle Grazie, eretta verso la fine del XVII secolo, si trova all’inizio del paese, di fronte al cimitero locale e svolge un ruolo chiave nelle celebrazioni dei defunti - sul sagrato, per tradizione, vengono benedette le anime dei defunti prima di essere tumulate – e nella festa della Madonna delle Grazie. L'interno, seppur sobrio, presenta un interessante altare dedicato alla Beata Vergine, arricchito da stucchi tipici del periodo barocco.

Beata Vergine del Carmine

Inizialmente cappella privata, fu costruita nel 1769 nel punto più alto del centro abitato e riflette le nuove tendenze artistiche post-barocche. Recentemente la chiesa è stata restaurata consentendo così il ritorno al culto.

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San Nicola di Bari

Ha origini antichissime e fu la presunta Chiesa Madre nel XII secolo. Documenti ne attestano la gestione da parte del cappellano greco Mena nel 1308, seguita da ristrutturazioni nel 1311 e nel 1619. Ora chiusa al culto, la sua importanza deriva dal fatto che per tradizione la chiesa è depositaria di alcuni pezzi della Vara, ed infatti sul suo sagrato ha luogo la prima funzione della stessa festa, e da qui parte il corteo in costume dei devoti portatori della Vara, unitamente ai bambini che impersonano il Padre Eterno, la Madonna e l'Arcangelo Gabriele durante la rappresentazione.

Sant’Anna

Nota come "la Nunziatella", risale al XII secolo ed è luogo di pellegrinaggio per i fedeli di Fiumedinisi e Nizza di Sicilia il giorno della vigilia della festa patronale e della festa della Vara. Costruita vicino al torrente, fu restaurata all'inizio del XIX secolo e ridotta nelle dimensioni.

Santissima Trinità

Un’altra tipica chiesetta rurale, ricadente in un fondo privato della contrada Santissima è la chiesa della SS. Trinità, ritenuta dai più un Santuario, perché – almeno fino al periodo pre-pandemico –  meta di pellegrinaggio il primo sabato e la domenica di settembre, da centinaia di anni. La Chiesa, oggi molto modesta e piccola, faceva parte del vicinissimo convento Carmelitano della SS. Trinità, del quale si intravedono ormai soltanto i ruderi.